Un team di studiosi dell'Ospedale San Raffaele di Milano ha identificato un nuovo meccanismo che consentirà di rendere visibili le cellule infettate dall'Hiv - normalmente invisibili e quindi non attaccabili né dal sistema immunitario, né dalla terapia antivirale - e di renderle individuabili dalle terapie. Guidato da Maria Vittoria Schiaffino dell’Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele e da Guido Poli dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, lo studio è stato pubblicato su Pnas-Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Si sa da tempo che in presenza di Dna virale estraneo le cellule dei mammiferi si attivano spegnendo le sequenze esogene al fine di impedirne la diffusione. Un meccanismo protettivo che ha degli inconvenienti poichè abbassa l’efficacia delle terapie antivirali. I ricercatori si sono concentrati sul virus Hiv-1, responsabile dell’Aids: dopo essersi inserito nel genoma cellulare dell'ospite il virus viene, in una percentuale dei casi, "spento", costituendo una riserva di cellule infettate invisibili e quindi non attaccabili né dal sistema immunitario, né dalla terapia antivirale.
Gli scienziati hanno identificato un nuovo meccanismo epigenetico che permetterà di disegnare una strategia per sbloccare questo meccanismo, scoprendo che le cellule riattivano il Dna silenziato quando vengono deprivate di componenti necessari per la loro crescita, come gli aminoacidi essenziali. Un elemento cruciale in questa risposta cellulare è dato, in particolare, dalla disattivazione di un enzima, chiamato "istone deacetilasi 4" (HDAC4). "La scoperta di un efficiente meccanismo molecolare che regola la riattivazione del Dna estraneo all’interno della cellula ha una potenziale ricaduta importante anche per la terapia genica - spiega Schiaffino - perché l’utilizzo di farmaci che inibiscono l’enzima (o altre strategie utili a inattivarlo) potrebbe evitare che le cellule spengano i vettori virali utilizzati a scopo curativo, aumentandone così l’efficacia a lungo temine".