Basta una sola sigaretta accesa a qualche metro di distanza e chi corre al parco o se ne sta seduto su una panchina immersa nel verde si ritrova a respirare il triplo delle polveri sottili di una delle giornate più inquinate. Con le particelle più tossiche e cancerogene che arrivano a raggiungere picchi oltre quaranta volte superiori rispetto ad altre zone all’aria aperta della stessa area verde. È quanto emerge da una ricerca svolta all’interno del parco Sempione dagli studenti delle superiori che partecipano a 'La scuola della salute', il progetto promosso dal ministero dell’Istruzione in collaborazione con l’Istituto nazionale dei tumori e Chiamamilano. Una campagna di rilevazioni svolta direttamente sul campo dai ragazzi del liceo delle Scienze umane Agnesi, insieme ai colleghi del Machiavelli di Pioltello e dello Zucchi di Monza — guidati dagli esperti dell’Int — che riapre il dibattito sul fumo passivo come fattore di rischio elevato non solo negli spazi chiusi, ma anche in quelli aperti.
«Varrebbe la pena di valutare l’ipotesi di porre divieti di fumo anche all’interno dei parchi — spiega Roberto Boffi, pneumologo responsabile dell’unità di prevenzione e diagnosi dei danni da fumo dell’Istituto nazionale dei tumori —. Sono frequentatissimi dai soggetti sensibili, come bambini e donne incinte che passeggiano. Per non parlare di chi va a fare jogging». Se un respiro normale assorbe infatti mediamente il 60 per cento delle sostanze tossiche presenti nell’aria, per chi fa attività fisica questa percentuale aumenta: «Quando si corre si va in iperventilazione e il corpo ne assorbe molte di più — prosegue Boffi — basta guardare i test che hanno fatto i ragazzi per capire che tipo di aria si respira, se a pochi metri c’è un fumatore. Il divieto non sarebbe un accanimento, ma un adeguamento legislativo ai recenti studi scientifici sul fumo passivo in ambienti all’aperto»...(CONTINUA)
di tiziana de giorgio (da Repubblica)