Secondo lo psicologo inglese Richard Wiseman, il quale da un ventennio analizza la mente umana e le cause più profonde che dettano ogni nostro comportamento, l'amore non sarebbe quell'accozzaglia di luoghi comuni di cui si parla spesso ('sincerità', 'essere sè stessi', 'riflettersi nell'altro', ecc.). Sarebbe qualcosa di molto meno romantico, anzi qualcosa che nasce sulla base di un convincimento razionale. La sua teoria è semplice: come in (quasi) tutte le cose della vita, per avere il risultato sperato bisogna crederci e impegnarsi fino in fondo: solo che la posta in palio, in questo caso, non è un contratto di lavoro, un record sportivo o un titolo di laurea. Il traguardo è l'ineffabile, l'intangibile, l'irrazionale per eccellenza: il sentimento amoroso. Secondo lo specialista dell'università dell'Hertfordshire, per innamorarsi è indispensabile "allenarsi ad esserlo", cioè fingere, immedesimarsi nella parte dell'infatuato perso, al punto da diventarlo davvero. Aspettando e recitando pazientemente, questa la tesi di Wiseman, il sentimento diventerà reale. Lo psicologo del comportamento ha ricreato in laboratorio una situazione di incontro a due molto simile al tradizionale speed-dating, imponendo però alle 50 coppie protagoniste (tutti perfetti sconosciuti l'uno per l'altra) di prendersi le mani, stringersi affettuosamente i palmi, improvvisare un paio di occhi a cuoricino e sdilinquirsi in frasi d'amore. Il risultato, secondo Wiseman, è stato sorprendente: ben il 45% dei partecipanti (contro il 20% dello speed-dating tradizionale) ha infatti chiesto di rivedere il "finto" partner dopo l'esperimento, dimostrando il potere suggestionante della scenetta recitata a tavolino.
La storia non è nuova: molte importanti ricerche hanno già evidenziato che chi si sposa con matrimoni combinati o con un partner comunque "suggerito" dalla famiglia, nel lungo periodo si scopre addirittura più innamorato di chi convola a nozze sull'onda del classico colpo di fulmine. Ma il buon Wiseman con la sua ricerca ha fatto un passo ulteriore, testando sulla carne viva dei sentimenti la cosiddetta tecnica dell' "azione positiva", che secondo lo studioso sprigionerebbe la propria efficacia non solo con relazioni nuove di zecca ma anche con quelle un po' vecchiotte, andando a rinfrescare sentimenti sopiti. Aspettative così ottimistiche trovano in realtà un debole riscontro all'interno del suo esperimento, considerando che il 65% dei volontari non è rimasto in alcun modo affascinato dal partner-attore e che "si tratta comunque si una situazione creata in laboratorio: sull'esito finale ha di certo influito la consapevolezza dei partecipanti di essere coinvolti in un test "amoroso", sottolinea la psichiatra e psicoanalista Adelia Lucattini, presidente della SIPSIeS, Società Internazionale di Psichiatria Integrativa e Salutogenesi di Roma. L'esperta precisa infatti che le dinamiche che portano all'innamoramento (cosa diversa dall'infatuazione, prettamente legata all'attrazione sessuale) sono un tantino più complesse e che l'amore è un processo psichico. Tutto dipende, spiega, dal "nerve growth factor", il fattore di crescita nervoso scoperto dalla Montalcini, che altro non è che una proteina-segnale che aumenta nel sangue mano a mano che ci si innamora.
( a cura di sara ficocelli da La Repubblica )