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5 agosto 2011 5 05 /08 /agosto /2011 10:10

Il cartone animato che descrive in chiave dissacrante la classica famiglia americana, o meglio la famiglia-tipo, "The Family Guy", come recita il titolo originale della serie.

"The Family Guy" è un cartone animato prodotto sotto forma di serial tv. Fu creato nel 1999 da Seth MacFarlane, produttore e animatore statunitense.

Le avventure dei Griffin accadono fuori dalla realtà e con molti flashback collegati ai comportamenti dei personaggi. Gli episodi sono sempre marcati da forti tratti demenziali e non seguono un filo logico.

Il cartone è incentrato sulla figura di Peter Griffin e della sua famiglia. Le vicende si svolgono nel Rhode Island nella città immaginaria di Quahog. Peter ha tutti i tratti dello stereotipo del capo-famiglia americano: obeso, ignorante, egoista e maleducato. E' un operaio ottuso e scansafatiche, che si comporta verso i propri cari in modo alterno: in certi casi è un padre alcolista e che non si fa rispettare dai familiari; in altri casi svolge in modo almeno degno il ruolo di padre di famiglia.

La moglie di Peter è Lois, una moglie-modello, donna intelligente e piena di umiltà, che in virtù dell'amore per il marito, gli perdona spesso i suoi capricci. La signora Griffin vive in modo rassegnato il rapporto con Peter ed è costretta a fare la donna di casa in modo umiliante, sopportando il menefreghismo del marito. Spesso esibisce qualità artistiche e caduta dei freni inibitori.

I signori Griffin hanno tre figli: Meg è un'adolescente di 16 anni, ossessionata da complessi di inferiorità e problemi sentimentali. Chris è il secondo figlio, di 13 anni, anch'egli obeso come il padre, che adora; ricorda Peter anche per la scarsa intelligenza. Non mostra particolari doti, tranne che nel disegno, la sua passione.

Infine, c'è Stewie, un bambino di appena 1 anno dotato di una testa a forma di palla da bowling ma intelligentissimo; vuole dominare il mondo, ed elabora strumenti iper-tecnologici per sbarazzarsi della madre, che detesta nonostante lo tratti amorevolmente. Crede spesso di essere coinvolto in intrighi internazionali, fondamentali per il proseguimento della specie umana.

Della famiglia fa anche parte un cane, Brian, il migliore amico di Peter. Questo sosia di Snoopy si esprime da uomo maturo e consiglia su tutto il signor Griffin, poiché mostra più saggezza e cultura di lui. Ha seri problemi di dipendenza da alcool e droghe, ed è innamorato di Lois, con cui condivide affinità artistiche e letterarie.

Project 365 Day 159: Lucky there's a family guy!
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4 agosto 2011 4 04 /08 /agosto /2011 16:42

A più di un secolo dalla sua nascita, la radio mostra ancora una versatile capacità di cambiare più volte la sua pelle, cogliendo al volo i mutamenti della società.

La radio nasce come telegrafo senza fili: una comunicazione “punto a punto”, l’offerta di un canale di comunicazione a più soggetti a ciascuno dei quali è lasciato il compito di inserire il contenuto, il messaggio che gli interessa trasmettere a uno o più destinatari da lui prescelti. Si tratta di un’applicazione pratica della natura ondulatoria della luce teorizzata dal matematico Maxwell.

L’etere, cioè l’atmosfera, può essere percorso da onde, di varia frequenza, che l’uomo può generare artificialmente. Il giovane Guglielmo Marconi ingegnerizza questo principio. Il suo primo riuscito esperimento, del 1895, è la trasmissione di un segnale nell’alfabeto telegrafico Morse (punti e linee) nei terreni di Bologna.

L’invenzione della valvola termoionica consentì di trasmettere la voce umana e non più solo l’alfabeto Morse. Nel 1913 la General Electric riuscì a produrne un modello sufficientemente durevole ed economico, ma tuttavia soltanto durante la prima guerra mondiale, di fronte ad una massiccia domanda degli eserciti in lotta, si era trovato il modo di produrre in serie, a basso costo, il triodo come una lampadina.

Dopo la guerra mondiale le industrie avevano sviluppato tecnologie e linee di produzione, ma non avevano più le commesse militari. Ritennero allora conveniente, negli Stati Uniti, lanciarsi nella produzione seriale di semplici apparecchi-radio solo riceventi per uso domestico.

Il mezzo radiofonico è un medium monolocale, che utilizza solo il canale audio, escludendo automaticamente la possibilità, per chi parla, di sfruttare mimica e gesti. Inoltre, è un medium secondario, si ascolta facendo altro, quindi spesso distrattamente, per cui chi parla deve fare di tutto per farsi capire.

La radiolina a transistor è la prima espressione di una nuova generazione di apparati mobili. Non ha più niente del massiccio apparecchio in legno e bakelite degli anni ’30-’40, dominatore del salotto. La produzione diventa di serie e di plastica colorata; la radio è ormai minuscola, soft, tascabile, alimentata da batterie leggere.

Il ragazzo col walkman porta con sé la sua sfera privata, attraversando con essa uno spazio pubblico da cui gli giungono solo stimoli scarsamente significativi. La sua estraneità dalla dimensione pubblica è manifesta, il corpo si muove ritmicamente al suono di una musica che sentiamo appena: l’appartenenza a quella tribù di cui noi non comprendiamo il linguaggio è ostentata.

radio d'epoca
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4 agosto 2011 4 04 /08 /agosto /2011 13:25

I sandali sono le calzature "per antonomasia" dell'estate. I sandali alla schiava, in particolare, sono sempre alla moda. Ovviamente ci sono sempre dei punti di domanda su come indossare queste calzature definite anche "alla gladiatore".

Nella Roma antica, i sandali erano senza tacco e in pelle, di preferenza cuoio. I sandali alla schiava col tacco alto sono difficili da abbinare, in quanto vanno indossati in particolari occasioni. Ma per quanto riguarda gli accessori si raccomanda di non esagerare, poiché i sandali alla schiava dotati di tacco alto sono già accessori formato maxi.

Comunque, sicuramente sono molto sexy ma pare che i sandali alla schiava provochino seri danni alla salute, proprio quelli senza tacco. La notizia è stata diffusa da podologi britannici e italiani che hanno parlato di possibili problemi a polpacci e tendini, evidenziando possibili stiramenti e vari indolenzimenti dopo due o tre settimane di utilizzo.

Dunque, dopo tanto tempo in cui si è sentito dire che la schiena potesse subire traumi per l'uso di tacchi alti, adesso sappiamo che pure una scarpa piatta può causare problemi ai piedi. Ovviamente problemi diversi.

Tuttavia, calzarli qualche volta non provoca problemi. Consiglio: quando calzate i modelli che avvolgono molto i polpacci, per stare al massimo meglio indossare degli shorts!

nutella e panna, mozzarella e maionese
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4 agosto 2011 4 04 /08 /agosto /2011 12:28

Le scarpe "ballerine" sono un modello di calzature con una tipica suola "rasoterra". Ne esistono di tanti tipi: sportive e eleganti, aperte e chiuse. Inoltre, sono adattabili a qualsivoglia occasione.

Le "ballerine" hanno una lunga storia: i primi modelli si iniziarono a vedere già all'inizio degli anni Cinquanta, ma si sa che le tendenze si ripetono costantemente nel lungo termine.

Questa scarpa è comodissima e semplice ma risulta difficoltosa da calzare perché ha bisogno del giusto portamento. La ballerina può accentuare alcuni difetti ma esaltare, invece, dei pregi. Infatti, una ragazza alta e slanciata è idonea a un tipo basso di calzatura, mentre una ragazza bassina e grassottella sarebbe schiacciata ancora di più dalle ballerine.

Esiste un'infinità di modelli di scarpe ballerine. Le più eleganti sono quelle di seta, da abbinare a un pantalone stretto. Sanno arricchire un abito casual. Poi vi sono le ballerine in pelle, perfette per la vita di tutti i giorni, sia per le ragazze che per le signore. Le più sportive sono le ballerine in tela, gomma e cotone. Hanno solitamente la punta bianca di gomma come le scarpe americane da basket, per il resto sono fatte di materiali semplici (appunto, cotone e tela). Le scarpe ballerine in vernice risultano molto eleganti quando sono unite ad altri dettagli, come una borsetta. Sono da indossare nelle serate con gli amici.

Pas de deux (Saint-Pétersbourg)
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4 agosto 2011 4 04 /08 /agosto /2011 12:05

A quanto si ravvisa da commenti nel Web e tra la gente comune, il Nokia 3310 sarebbe il cellulare più amato di sempre. Il robusto telefonino della Nokia ha venduto milioni di esemplari, ma il suo fascino continua a resistere nonostante gli ipertecnologici i-Phone e BlackBerry.

Il vecchio modello della Nokia offre contenuti e servizi essenziali, ma questo è proprio il suo punto di forza. Il Nokia 3310 si presentò, all'epoca del suo lancio sul mercato, come il primo telefonino tascabile e compatto. Risultò molto facile da usare e quindi conquistò subito i ragazzi degli anni Novanta.

Questo telefonino, dunque, non ha la fotocamera, non permette di accedere a Internet, non invia MMS e non ha colori sul display. Eppure è sempre in testa nelle classifiche di gradimento! Il suo impatto sui consumi giovanili fu più sconvolgente anche di tanti smartphone giunti anni dopo sul mercato. Il modello 3310 dell'azienda finlandese fu creato in molti colori (nero, grigio, blu, rosso, verde chiaro).

I suoi requisiti tecnici sono: dimensioni 113 x 48 x 22 millimetri, 133 g di peso, possibilità di scegliere tra 35 suonerie e 7 personalizzabili, schermo LCD, scrittura T9 per scrivere gli SMS in velocità, batteria con 4 ore di durata in conversazione e 260 ore in stand-by. Inoltre, c'è spazio per agenda, calcolatrice, sveglia e giochi (tra cui il mitico "serpentone" di Snake!). La confezione include anche un libretto di istruzioni pieno di pagine, come si usava negli anni Novanta.

Blaue Version des Nokia 3310 Mobiltelefons mit deutschem Menü. | Sou
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3 agosto 2011 3 03 /08 /agosto /2011 14:35

Il termine “leadership”, oggi sempre più integrato nel nostro linguaggio comune, indica nella maggior parte dei casi l’operato di un individuo o di un gruppo dotato della capacità di guidare o influenzare altre persone all’interno di un determinato contesto.

Se vogliamo indagare sull’immagine del leader politico, abbiamo dapprima bisogno di definire cosa intendiamo con la parola “leader”. Dunque, il leader è colui che guida, colui che detiene l’abilità di farsi seguire dalle altre persone. Il termine viene spesso usato quando ci si riferisce al principale esponente di un partito, di un’organizzazione o di un movimento.

Nel campo delle scienze sociali, molteplici definizioni di leadership sono state formulate nel tempo e non vi è ancora oggi nessuna definizione su cui vi sia un accordo generale; tuttavia su un punto sembrano però concordare tutte o quasi le definizioni: nel considerare che la leadership nasce in situazioni in cui si devono prendere delle decisioni ed effettuare delle scelte di comportamento. In tali situazioni il leader è colui che ha la facoltà di decidere e che possiede gli strumenti necessari per far rispettare e accettare le proprie decisioni dagli altri membri del gruppo.

I concetti di leadership e di leader, appena delineati, suggeriscono che quest’ultimo eserciti il potere in modo autonomo e indipendente dalla volontà degli altri membri del gruppo. Si potrebbe dire che, in questo caso, il leader segue il proprio giudizio e si sente veramente responsabile soltanto davanti a sé stesso. Raramente però un leader riesce a conservare questa autonomia, dati i molteplici condizionamenti che operano su di lui per far valere altri punti di vista.

In una sorta di riflessione di stampo weberiano (da Max Weber), affermiamo che la legittimità di una leadership può essere determinata da tre elementi: dall’autorità della tradizione, la quale permette al leader di esercitare il potere senza regole, un potere reso forte dalla persistenza del rispetto di usi e consuetudini consolidati nel tempo, che vengono trasmessi da una generazione all’altra; dall’autorità della legge, la quale prevede che il leader legittimi le sue decisioni utilizzando un insieme di regole imparziali e universali, razionalmente formulate, che tutti gli individui sono tenuti rigorosamente a rispettare; dall’autorità carismatica, o del dono di grazia, che si fonda sulla dedizione e la fiducia personale che gli individui ripongono nel leader per il suo carattere eroico, o per altre sue qualità fuori dall’ordinario.

Team Leader
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3 agosto 2011 3 03 /08 /agosto /2011 14:13

L’elemento fondamentale nell'e-commerce è sicuramente il "carrello di spesa". Dunque, un negozio online avrà successo solo se riuscirà a guidare un suo potenziale acquirente in direzione della cassa.

L'acquirente deve essere aiutato nella navigazione, ma pure nell'acquisto: dare al cliente l'occasione di effettuare con molta facilità un ordine di acquisto online è molto vantaggioso poiché riesce a fare breccia anche su coloro che hanno scarsa pratica con gli strumenti telematici o che magari non hanno molto tempo disponibile. Per realizzare un e-commerce, dunque, risulta centrale l'obiettivo di ridurre al minimo gli sforzi dell'acquirente online.

La clientela si sentirà incentivata all'acquisto solo se avrà davanti a sé una procedura veloce e intuitiva; invece, un processo macchinoso tenderà a far desistere i clienti.

Per l'efficacia dell'e-commerce, particolare attenzione deve essere prestata alla possibilità di consentire agli utenti di attuare una personalizzazione dei prodotti, modificandoli, aggiungendoli e/o rimuovendoli dagli ordini d'acquisto. Così facendo, il cliente avrà la sensazione di poter effettuare un'infinità di azioni.

Il check-out ideale deve avere una sola pagina per il carrello, dove appariranno: i prodotti aggiunti, quanto vale totalmente la spesa, le varie funzioni di aggiungi/conferma/modifica/elimina un prodotto e il corrispondente ordine di acquisto; e un'altra pagina per inserire e confermare i dati del cliente per le operazioni relative alla fatturazione.

Sarà indispensabile evitare che il cliente, sentendosi disorientato, sviluppi un'idiosincrasia per l'operazione di check-out. Più accadranno impedimenti tecnici tra l’intenzione all’acquisto e il vero acquisto, e più saranno le possibilità che l'utente abbandoni il negozio.

e-Shopping Trolley with Globe
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2 agosto 2011 2 02 /08 /agosto /2011 12:21

Prima queste comode ciabatte erano indossate solo in estate per andare in spiaggia, poi sono diventate davvero di moda. Ormai possono essere abbinate a diversi look da esibire in svariate occasioni: dalla classica serata con amici a occasioni più eleganti.

Descrivere la storia delle infradito può risultare interessante perché è un tipo di calzatura che ha cambiato stile nel tempo. La versatilità appare il suo punto di forza: in tempi recenti ha allargato il suo target di riferimento e, inoltre, ormai si adatta a tutte le occasioni.

Sia nell'Antica Roma che nell'Antica Grecia le infradito erano già utilizzate. Inoltre, le calzature giapponesi tradizionali venivano usate come ciabatte da spiaggia nel Sud Pacifico fin dai primi anni '30 dello scorso secolo.

Le infradito sono un tipo di calzature largamente utilizzate in tutto il mondo, con forme che, anche se si allontanano di poco dalla classica suola con tomaia a forma di X, si richiamano sicuramente a un modello di calzatura che esisteva già migliaia di anni fa.

Durante gli anni '80 le si poteva vedere solo ai piedi di donne o bambine che si recavano in spiaggia. Negli anni '90 sono cadute nel dimenticatoio ma poi, dalla fine del ventesimo secolo, le infradito sono tornate prepotentemente nella vita quotidiana del mondo occidentale, convincendo anche i più scettici a esibire i propri piedi a vantaggio della comodità di avere il tipo di calzatura più traspirante possibile.

La suola è la parte fondamentale delle infradito, poiché ospita totalmente il piede che è completamente scoperto; la suola, quindi, deve essere molto confortevole alla pianta del piede affinché si possa camminare ottimamente. I cinturini sistemati come una Y sono stati col tempo impreziositi, mano a mano che tendenze fashion facevano avvertire la loro importanza.

Le infradito sono calzature da indossare con disinvoltura, non certo per attività di corsa come le scarpe sportive, bensì per attività riposanti, defaticanti. Inoltre, sono un inno a libertà, spensieratezza e vita all'aria aperta!

Flip-Flops
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2 agosto 2011 2 02 /08 /agosto /2011 12:10

La forma particolare di disagio esistenziale di cui era affetto Baudelaire è lo "spleen", che si trasforma però in creatività poetica, la quale oggettivizza stati d'animo e sensazioni in innumerevoli immagini visionarie, frutto dell'inconscio dello stesso poeta.

Baudelaire nasce a Parigi nel 1821, il padre muore quando lui ha solo sei anni. Godette, per un breve periodo, delle tenerezze della madre, ma quando la signora si risposò, Charles si sentì tradito. Si dedicò poi da ragazzo alla vita elegante e dispendiosa del dandy (uomo di gusti eccentrici e raffinati che detesta la mediocrità della vita comune e tenta di vivere seguendo il culto dell’apparenza) vivendo in un lussuoso appartamento con l’attrice Jeanne Duval alla quale rimase legato per sempre. Soffocato dai debiti, poi, si rifugiò nella triste vita metropolitana, tentando di evadere dai suoi problemi attraverso alcol e droghe. Avvertiva però il bisogno di riscattarsi, di vivere una vita ordinata e normale. Colpito da paralisi, morirà nel 1867.

Artista doppio e cosciente della propria “doppiezza”, Baudelaire ha parlato solo di sé stesso nelle sue opere, ma ha voluto anche padroneggiare il mondo dell'arte che, con le sue critiche acute, è riuscito a cogliere come pochi altri.

Una particolare sfaccettatura dell'inettitudine è definita dal poeta come "spleen", che include debolezza psicologica e mancato adeguamento al reale, ma che, a differenza della noia di cui parlava Leopardi, non ha come effetto diretto argomentazione e pensiero, ma dà il suo contributo a livello artistico attraverso effetti allucinatori, opprimenti e devastanti dell'angoscia esistenziale. Lo spleen, quindi, è un particolare disagio le cui ragioni non si trovano in specifici episodi, ma si spiegano nella sensibilità del poeta, nel suo inadeguamento al mondo. Tendente a solitudine e collera, Charles si auto-distrugge anche con vino e hashish, che lo allontanano ulteriormente dal detestato conformismo borghese.

Per Baudelaire, il poeta è come l'albatro. L’albatro domina gli spazi ampi con il suo volo: è regale con le sue ali grandi nel cielo, ma se viene catturato dai marinai si muove goffamente sul ponte della nave e viene fatto oggetto di scherzi. E sono proprio le grandi ali che lo impacciano quando è a terra e tenta di muoversi.

1 Charles Pierre Baudelaire. 3:4 portrait crop, clonestamped dust and
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2 agosto 2011 2 02 /08 /agosto /2011 11:08

L'impresa rete ha un centro e tante unità (chiamate "nodi") con cui vigono rapporti economici e organizzativi (raggiungimento coordinato di obiettivi, trasferimento informale di conoscenza). I nodi devono, allo stesso tempo, avere forte autonomia decisionale, ma anche eccellenti capacità di trasmissione, integrazione e condivisione di informazioni dentro il sistema "a rete".

La metafora della rete organizzativa evoca una struttura articolata, decentrata, con elevato grado di autonomia delle sue unità e con alto tasso di coinvolgimento per le persone che si muovono al suo interno esprimendo le loro competenze e la loro capacità di adattamento a realtà esterne variegate.

Si tratta di un'organizzazione contraddistinta da relazioni, le quali non sono basate su autorità gerarchica o su transazioni di mercato ma consistono invece in un sistema flessibile, fluido e denso di relazioni di lavoro che avvengono nell'ambito dei diversi ambiti organizzativi.

Il bisogno, per le imprese, di organizzarsi "a rete" emerge da cambiamenti in corso nelle economie industriali e soprattutto nella globalizzazione, nella richiesta di personalizzazione dei prodotti e di servizi ad alto valore aggiunto, nelle mutevoli modifiche nella forza-lavoro, sempre più mobile ed eterogenea.

L’interdipendenza nel medio-lungo periodo dà stabilità alla rete. Nel mercato gli attori sono indipendenti; nella gerarchia essi dipendono da chi gestisce; nella rete, invece, gli attori sono mutuamente interdipendenti. Le relazioni sono consolidate dall’adattamento reciproco e vengono tenute insieme da amicizia e reputazione. Gli attori hanno un orientamento reciproco che si mostra nell’uso di un linguaggio comune, nella standardizzazione di processi e/o prodotti. Inoltre, l'orientamento reciproco comprende una visione comune del business, un’etica condivisa e il problem-solving.

La rete è caratterizzata da flessibilità, pianificazione e relazioni laterali (invece che verticali), e ha un enorme grado di integrazione che va oltre i confini formali. Il sistema reticolare è capace di sviluppare consenso, cooperazione, identificazione dei suoi membri con il sistema, e auto-conservazione. L’impresa-rete unisce un forte orientamento al risultato con una grande flessibilità strutturale che permette di sviluppare risposte proattive ed adattive rispetto all’ambiente.

La struttura dell’impresa-rete è costituita da nodi, che rappresentano unità vitali. I nodi sono entità grandi o piccole orientate ai risultati, relativamente auto-regolate, che cooperano con gli altri e interpretano eventi esterni. I nodi sono dotati di autonomia, sono orientati ai propri fini e a conservare la loro identità, e interagiscono con altri nodi ed entità. Esempi di nodi sono una business unit, una direzione funzionale, un gruppo di lavoro.

skyscrapers, chicago
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